Tutti i cambiamenti di vita (lutti, fallimenti, matrimonio, convivenza, laurea, insuccessi scolastici, lavorativi, cambiamenti di lavoro, nascita di un figlio, cambiamenti di abitazione, adolescenza, la prima età adulta, il pensionamento, ecc.) possono comportare un cambiamento dell’immagine di Sé e una perturbazione emotiva che può durare, a seconda di ognuno di noi, più o meno a lungo ed essere più o meno intensa.
Ogni cambiamento può comportare una sensazione di perdita, sia reale che percepita. Non esiste un evento di per sé più o meno stressante, ma la sua intensità dipende da chi lo vive e da come viene vissuto.
Di conseguenza una crisi esistenziale può essere più o meno intensa indipendente dal fattore scatenante, a volte del tutto interno all’individuo.
Quando la perturbazione emotiva permane, senza che venga risolta con una nuova articolazione e stabilizzazione dell’Immagine di Sé o meglio con una ristrutturazione di noi stessi e del nostro significato di esistenza, la condizione di malessere nel tempo può contagiare con la sua negatività diverse situazioni di vita: affettive, lavorative, scolastiche, sociali, ecc.
Ad es. un ragazzo che andava prima bene a scuola, improvvisamente comincia ad andare male e a prendere brutti voti. Un rapporto sentimentale che fino a quel momento dava soddisfazione comincia ad andare in crisi. Si comincia ad andare male sul lavoro, ecc.
Alcune volte si possono scegliere strade di automedicamento, come il ricorso agli psicofarmaci, all’alcool, alle droghe, a cui si chiede di smorzare quel senso di angoscia, di agitazione emotiva.
Sempre sulla linea dello “stordimento di coscienza”, ovvero di allontanamento e dispersione di attenzione dal proprio essere, vi è l’impulso all’acquisto esagerato, anche se non abbiamo bisogno di quei particolari prodotti.
Se accade questo, la persona che soffre a causa di una crisi esistenziale, permane in una sorta di limbo, in cui la conoscenza di sé e delle dinamiche affettive che la costituiscono, ovvero la vera causa del malessere, divengono difficilmente accessibili.
Altre manifestazioni correlate possono essere disturbi del sonno, problemi di tipo psicosomatico, fra questi problemi gastrici, mal di testa, tachicardie, di respirazione o relativi alla sfera sessuale (eiaculazione precoce, impotenza, anorgasmia, comportamenti sessuali compulsivi), disturbi di tipo alimentare, apatia, disturbi di tipo igienico, disturbi di tipo antisociale, ecc.
Tutte queste problematiche, se vanno oltre qualche episodio sporadico limitato nel tempo e/o sono cosi intense e persistenti da interferire con lo svolgimento normale della vita, allora non rientrano più nell’ordine di una crisi esistenziale, ma di una vera e propria patologia: nevrosi o psicosi .
Tutti coloro coinvolti in una crisi esistenziale possono sentire il bisogno e usufruire di un aiuto psicologico per una conoscenza di sé più approfondita e una ricostruzione di quella parte di sé in crisi più articolata, anche se non si è in uno stato di grave perdita di se stessi e del senso dell’esistere.
Sicuramente per uscire da una crisi esistenziale duratura e non affrontata in un modo sano dall’individuo occorre rivolgersi all’aiuto di un professionista.
In entrambi i casi verranno ripercorsi insieme tutti quegli eventi scatenanti, più recenti o più appartenenti al lontano passato, rivivendo nel qui e ora le dinamiche emotive sottostanti, l’immagine di Sé collegata, le aspettative future che si sono andate formando. Una maggiore conoscenza di come si sono andate costruendo le situazioni odierne, permette alla persona di riprendere in mano, in primo luogo, il proprio senso di sé perduto e una maggiore stabilizzazione emotiva. Ciò permette, in secondo luogo, di potersi orientare verso alternative più valide, che offrano un nuovo senso autentico, sentito come tale, al nostro esistere, in poche parole permettano la rinascita di sé in toto e/o di quella parte di sé entrata in crisi.
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