Diventare genitori non vuol dire dover essere necessariamente perfetti nel rivestire questo ruolo, né dover perdere la propria identità; questo vale sia quando i figli sono piccoli sia quando crescono ed entrano nella fase adolescenziale, fase che, in seguito a tutte le trasformazioni che comporta, coinvolge in modo rilevante la coppia parentale mettendo in discussione proprio la stessa funzione genitoriale.
Anche se è importante che i genitori sappiano sostenere e comprendere le difficoltà transitorie legate ai momenti di crisi che accompagnano le varie fasi evolutive della crescita dei figli, non va dimenticato che il genitore è una persona, con propri bisogni e desideri che vanno comunque sempre rispettati.
Può capitare, ed è molto frequente, di attraversare periodi di enorme stress, sofferenza e disagio. Il disagio può avere manifestazioni evidenti oppure restare silente nascondendo però una sofferenza che a volte può essere anche molto grave.
Gli interrogativi che ricorrono su cosa fare, come comportarsi, cosa è giusto e cosa è sbagliato, come diventeranno i propri figli crescendo, cosa accadrà quando saranno adulti e usciranno di casa, possono generare nel genitore degli stati di ansia, di incertezza, di insicurezza o di eccessiva rigidità nel comunicare e nel relazionarsi con i figli. Diciamo che in questi casi la responsabilità non è soltanto del genitore ma soprattutto di un sistema sociale che non ci insegna ad essere genitori ma che ci “obbliga” in qualche modo ad essere “bravi genitori”. I cambiamenti fisiologici repentini dei propri figli, che si evidenziano soprattutto in adolescenza, e che si manifestano anche attraverso importanti modificazioni psicologiche (nuove necessità, nuovi desideri, nuove richieste), obbligano il genitori a cambiare altrettanto rapidamente, i propri comportamenti. Capita così che ottimi genitori, durante l’adolescenza del proprio figlio, sentano che la situazione non è più sotto il proprio controllo. Questo accade il comportamento che si utilizzava efficacemente durante l’infanzia non è più adatto alle nuove esigenze degli adolescenti. In questo caso l’intervento psicologico può essere molto breve e soprattutto di tipo psicoeducativo o semplicemente informativo.
Avere la possibilità di discutere e riflettere sulle modalità e sulle problematiche psicologiche legate alla crescita dei figli e sulle difficoltà che come genitori si devono affrontare, può aiutare ad essere più comprensivi con se stessi e a svolgere con meno ansia e con piacere la funzione di genitore mantenendo la propria identità di persona, di individuo con una propria storia, con le proprie esigenze.
Nel conservare la possibilità di fare progetti su se stessi come adulti, concedersi uno spazio proprio, senza essere sempre e soltanto “genitore” permette di trarre un proprio beneficio diretto e, al tempo stesso, trasmette ai propri figli l’importante modello di persona adulta che, oltre a responsabilità ed impegni può avere una vita più completa e soddisfacente.
Se volessimo utilizzare uno slogan tratto dalle più moderne ricerche in campo psicologico potremmo dire che il benessere dei figli passa sempre attraverso il benessere del proprio genitore.
Alcuni genitori sono intimoriti dalla possibilità di ricorrere ad un aiuto psicologico come se questo potesse portare ad una amplificazione dei problemi o turbare e scompensare la vita familiare. Lasciare però che i problemi assumano una dimensione sempre più rilevante non è la migliore soluzione, sarebbe infatti più opportuno affrontare il problema utilizzando strumenti e risorse, come lo psicologo professionista, che permettano di superare le difficoltà che possono riscontrarsi nel rapporto tra genitori e figli.
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